Estate, tempo di arredi per l’outdoor e in particolare di sedie a sdraio, ma come si è evoluto, nel design, il concetto di sedia a sdraio? Ce ne parla, nel suo nuovo articolo per il nostro magazine, l’architetto Stefania Galante.

Per l’Accademia della crusca il passaggio dall’uso del sintagma “sedia a sdraio” all’uso del solo sostantivo “sdraio” avviene negli anni sessanta quando le vacanze al mare diventano accessibili alla classe media e l’uso di questa tipologia di sedia si diffonde lungo le coste italiane.

I primi modelli di sedia a sdraio

arredi outdoor sedia a sdraioMa la seggiola a sdraio, secondo Giedion, cioè la sedia per riposarsi sdraiati, nasce nell’Ottocento in Francia, mentre la versione pieghevole è un prodotto realizzato negli Stati Uniti. É qui, infatti, che i mobili brevettati si affermarono perché più rispondenti alle esigenze del ceto medio che viveva all’interno di case ridotte rispetto a quelle della borghesia europea

Uno dei primi modelli che si avvicina alla sdraio contemporanea, pieghevole, fu, infatti, progettata da George Wilson nel 1871 ed era costituita da quattro piani, schienale, sedile, poggiagambe e poggiapiedi, regolabili in qualsiasi posizione da seduti.

Furono le versioni non meccanizzate ad essere, però, destinate all’aperto per godere del verde leggendo un libro. Con questo fine Thomas Lee, nel 1903, pensò, infatti, il suo modello di sdraio, successivamente brevettata da Herry Bunnel con il nome di “Westport Chair” nel 1904, e successivamente Irving Volpin che riprese il modello di Lee e realizzò la Adirondack Chair nel 1938.
La perfetta combinazione di grazia e sinuosità delle forme e sensazione piacevole di leggerezza dei materiali fu raggiunta due anni dopo da Charlotte Perriand che durante il suo soggiorno a Tokyo, ispirata dal bambù, rivisitò la chaise longue LC4 realizzando la 522 Tokyo Chaise Longue.

L’icona dell’arredo outdoor

È la versione pieghevole in legno e tela Olona rigata, semplice e pratica, che diventa, tuttavia, l’icona delle spiagge italiane e merita per la sua funzionalità, montabile e smontabile senza viti o incastri e tela sfilabile per il lavaggio, il Compasso d’Oro ad ignoti, assegnato da Munari ad alcuni oggetti ben progettati, archetipi del buon design.
Altrettanto ben progettata si è rivelata la sdraio Spaghetti, disegnata da Francesco Favagrossa per la sua azienda Fiam, la «Fabbrica italiana arredi metallici» fondata nel 1975. La struttura in alluminio e la cordonatura in tondino di PVC, da cui il nome spaghetti, intrecciata a mano, ne hanno decretato il successo perché leggera e facilmente pulibile e quindi ideale per l’uso in spiaggia come in giardino.

Che la sdraio sia stata progettata per durare, come sosteneva Munari, lo ha rivelato il passare del tempo.

Lo styling non ha, infatti, sostituito il modello, ma si è adattato ad esso producendone infinite varianti.
Dal modello classico in legno e tela alle versioni high tech in alluminio, oggi in commercio, è possibile trovare la soluzione che meglio si adatta alle nostre esigenze sia che si debba arredare il proprio gazebo in giardino o il proprio Tipi o la propria Pergola in spiaggia.

[1] S. GIEDION, L’era Della Meccanizzazione, Milano 1967
[2] B. MUNARI, Compasso d’oro a ignoti, Ottagono n° 27 del 1972 e Abitare n° 545 del 1975

BIOGRAFIA DELL’AUTRICE

Stefania Galante, architetto, si è laureata presso l’Università degli Studi di Firenze, dove ha studiato industrial design con il prof. Chigiotti. Ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Napoli e una borsa di studio post-dottorato presso la Scuola Superiore Isufi, Università del Salento.
Ha lavorato a contratto presso la Direzione Patrimonio storico architettonico e Demoetnoantropologico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Settore Musei, e presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Pigorini di Roma, occupandosi di allestimenti museali e mostre.
Da circa 15 anni lavora come libero professionista occupandosi di interior design, exhibit design, product design con una particolare attenzione alla sostenibilità. Ha al suo attivo partecipazioni a mostre collettive con oggetti di design autoprodotto. Nel 2014 ha collaborato con un’azienda di marmi per la realizzazione di alcune lampade utilizzando gli scarti di produzione, esposte a Milano in occasione del Salone del Mobile del 2015, Fuorisalone, Ventura Lambrate, e a Roma presso la Galleria “La Linea Arte Contemporanea” nel dicembre 2015.
Ha insegnato presso l’Università del Salento, l’Accademia di Belle Arti di Lecce e attualmente per l’Istituto Design Matera.
É inoltre autore di saggi e articoli su riviste scientifiche e alcune sue realizzazioni sono state pubblicate in cataloghi mostra e testi specialistici.